Oggi la Cuoca Pasticciona è tornata nella seconda sezione, questa volta in compagnia della nuova aiutante Debora.
Visto che Debora era appena arrivata, i bambini hanno dovuto spiegarle un bel po’ di cose perché lei non sapeva proprio niente!
E così tra una cuoca pasticciona e una che non sapeva niente, i bambini hanno dovuto fare davvero un sacco di lavoro!
Alcuni hanno raccontato a Debora che cosa si fa nel laboratorio Mani in Pasta, le hanno descritto le ricette che abbiamo fatto e pure quelle dello scorso anno!
Lo sformato di verdure è stata la ricetta che li aspettava.
E non è stata una sfida da poco trattandosi di una ricetta che prevedeva tanti passaggi.
Per prima cosa abbiamo pensato a rendere a cubetti patate e zucchini con un taglia patate a fiammifero. È servita davvero molta forza ma tutti sono riusciti a costo di ricorrere a muscoli e pugni. Poi abbiam tagliato le carote, pulito le cipolle e aggiunto i piselli.
Una volta pronto anche l’impasto di farina di ceci, abbiamo mescolato tutto, messo in una teglia e portato in forno.
Mentre il nostro pranzo era in cottura niente di più salutare di uno sgranchimento generale a ritmo di ballo del cuoco.
La Cuoca Pasticciona e Debora anche per oggi hanno avuto vita facile e il pranzo per tutta la scuola è stato salvato grazie a questi super aiutanti!
A mensa il piatto è stato servito con insalata verde e julienne di carote, alcuni hanno fatto dei piccoli pezzetti con la forchetta e altri lo hanno mangiato con le mani, comunque sia non è importante come…ma che sia finito nella pancia!
SFORMATO DI VERDURE | |
INGREDIENTI PER 4 PERSONE | |
Farina di ceci | 100 g |
Verdura (cipolla, porri, carote, zucchine) | 250 g |
Patate | 100 g |
Piselli | 50 g |
Acqua | 30 ml |
Olio extravergine di oliva | 30 ml |
Sale | 1 g |
Pangrattato e/o farina di mais | Per ricoprire |
Mescolare la farina con l’acqua e 1⁄2 cucchiaino di sale.
Tagliare le patate a dadini, i porri e le cipolle a fettine e grattugiare le zucchine e
le carote.
Scaldare un tegame dal fondo spesso, versare l’olio, unire, se sono utilizzati, i
porri o le cipolle, far cuocere, mescolando, un paio di minuti, aggiungere le
patate e i piselli, salare, unire poca acqua, coprire e cuocere 10-15 minuti o finché
le patate siano cotte.
Aggiungere le carote e le zucchine, far insaporire per un paio di minuti, regolare
il gusto.
Aggiungerle alla farina di ceci, mettere della carta da forno in una pirofila,
ungerla con poco olio e versare il composto.
Ricoprire abbondantemente con il pangrattato, alcuni giri di olio e infornare a 220° per 30 minuti.
Attendere 15-20 minuti prima di servire.
Con le newsletter precedenti ci siamo occupati prevalentemente di approfondire la relazione tra alimentazione e salute ma tra gli obiettivi primari di questo progetto c’è anche quello di valutare gli aspetti legati all’impatto ambientale quando si tratta di scegliere cosa mettere nel piatto.
Oggi quindi, a conclusione del progetto, vorremmo approfondire la relazione tra alimentazione e ambiente.
Le nostre abitudini alimentari hanno un forte impatto sull’ambiente: il cibo che acquistiamo e mangiamo è stato coltivato o allevato, trasportato e lavorato, imballato e conservato ed infine venduto. Produrre cibo è quindi un processo lungo e dispendioso in termini di energia, acqua e risorse naturali.
Non tutti i cibi però richiedono lo stesso dispendio di risorse, infatti dai dati scientifici emerge che i cibi di origine vegetale (ortaggi, frutta, cereali e legumi) sono i cibi con impatto minore e quindi più sostenibili, mentre i cibi di origine animale hanno un impatto maggiore sull’ambiente legato al fatto che gli animali hanno bisogno di cibo per vivere e crescere, di acqua ed inoltre emettono notevoli quantità di gas climalteranti che contribuiscono ad aumentare l’effetto serra.
Le diverse produzioni animali impattano in modo leggermente diverso sull’ambiente: al primo posto con il bollino rosso troviamo la produzione di carne bovina, seguita poi dalle altre carni (maiale, pollo, tacchino), dal pesce e dalla produzione di latte, latticini e uova.
L’industria della carne viene definita “macchina di proteine alla rovescia” nel senso che per nutrire e allevare gli animali si consumano molte più calorie e proteine di quelle che effettivamente ne ricaviamo.
Si stima infatti che per produrre 1kg di carne di manzo siano necessari circa 15kg di cereali, circa 15.500L di acqua e si emettono 36Kg di Co2. Circa il 70% delle terre coltivabili è destinato alla produzione di mangime per gli allevamenti il che provoca la continua deforestazione di aree verdi sul nostro pianeta.
La produzione di pollame e maiale ha un impatto ambientale inferiore rispetto al manzo ma sempre superiore alla produzione di latticini e uova che a loro volta hanno un impatto notevolmente superiore alla produzione di cibi di origine vegetale, come si può notare dalla foto.
Minor impatto ambientale: sappiamo che la produzione di carne e cibi di origine animale ha un impatto ambientale maggiore rispetto alla produzione di cibi di origine vegetale, come appunto i legumi. Gli animali hanno infatti bisogno di elevate quantità di acqua e cereali ed emettono metano che contribuisce ad aumentare le emissioni di gas serra. Non ci sono ormai più dubbi quindi sul fatto che prevedere un pasto a base di proteine vegetali sia uno dei modi migliori per ridurre l’impatto ambientale.
Il dato interessante e incoraggiante è che la maggior parte dei cibi con impatto ambientale maggiore rientra nella categoria dei cibi da consumare con frequenza più ridotta nell’ottica di una dieta sana.
La dieta a base vegetale è quella con impatto ambientale minore perché basata essenzialmente su cibi di origine vegetale, tuttavia anche la Dieta Mediterranea, prevedendo una larga presenza di prodotti vegetali e solo in piccole quantità prodotti di origine animale, offre vantaggi in termini ambientali rispetto al modello alimentare più tipicamente occidentale basato su un largo uso di carne e derivati.
A tal proposito la doppia piramide Alimentare e Ambientale del Barilla Center for Food & Nutrition (in foto) ci mostra graficamente la correlazione inversa tra alimenti e impatto ambientale: quelli alla base da consumare maggiormente hanno un impatto ambientale più basso mentre quelli all’apice da consumare in modo limitato sono quelli con impatto ambientale maggiore.
Impostare la propria alimentazione seguendo il modello mediterraneo offre quindi vantaggi sia in termini di salute che in termini di sostenibilità ambientale.
Al fine di garantire un menù equilibrato e sostenibile allo stesso tempo abbiamo proposto l’inserimento graduale nei menù scolastici dei legumi come secondo piatto. I legumi sono infatti ricchi di proteine vegetali e in una dieta sana dovrebbero essere previsti molto frequentemente nell’arco della settimana come alternativa alla carne e alle altre fonti proteiche.
Oltre ai vantaggi in termini nutrizionali abbiamo valutato che una maggior presenza dei legumi in sostituzione della carne potrebbe portare vantaggi anche per l’ambiente soprattutto su larga scala.
Partendo dagli studi che hanno valutato il consumo di risorse e l’impatto ambientale per la produzione di vari alimenti abbiamo provato a stimare i vantaggi della sostituzione nel menù scolastico della carne con i legumi per una volta a settimana.
Calcolando che la porzione di carne per un bambino della scuola dell’infanzia è 50g e la porzione di legumi 20-30g abbiamo stimato il seguente impiego di risorse:
Oltre al risparmio di risorse in questo modo si ridurrebbe anche l’emissione di gas serra che se pur limitato considerando una sola scuola potrebbe invece essere rilevante su larga scala. Questi valori sono approssimativi ed esemplificativi e variano se si fa riferimento ad altre tipologie di carne ma sicuramente evidenziano la rilevanza delle nostre scelte alimentari sull’ambiente.
Un modello alimentare più vario, sano ed equilibrato potrebbe anche offrire vantaggi in termini ambientali e potrebbe essere applicato sia a casa che a scuola.
Inoltre, nella scelta degli alimenti è importante anche porre attenzione alla provenienza e alle tecniche di produzione privilegiando prodotti di stagione e provenienti da agricoltura biologica, possibilmente locali e di filiera corta, meno imballati e lavorati. Piccoli gesti che su larga scala possono fare la differenza per la nostra salute e per l’ambiente.